I Domenica dopo la Dedicazione
At 13,1-5a; Sal 95 (96); Rm 15,15-20; Mt 28,16-20
Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli. (Mt 28,19)
Non mi è possibile praticare il precetto della carità fraterna senza consacrare la mia vita a fare tutto il bene possibile a questi fratelli di Gesù, a cui tutto manca poiché Gesù manca loro. Ciò che vorrei per me, devo farlo per gli altri, e devo farlo per i più lontani, per i più abbandonati, andare alle pecore più perdute, offrire il mio banchetto, il mio banchetto divino, non ai miei fratelli, né ai miei vicini ricchi, ma a questi ciechi, a questi mendicanti, a questi storpi. E non credo di poter fare loro un bene più grande di quello di portar loro, come Maria nella casa di Giovanni, al momento della visitazione, Gesù, il bene dei beni… Pur tacendo faremmo conoscere a questi fratelli ignari, non con la parola, ma con l’esempio e soprattutto con l’universale carità, cos’è il cuore di Gesù.
(Lettera a p. Jérôme, 17 luglio 1901, in C. de Foucauld, «Cette chère dernière place». Lettres à mes frères de la Trappe, Cerf, Paris 2012)
DA FRATELLI TUTTI
La Chiesa è una casa con le porte aperte, perché è madre. E come Maria, la Madre di Gesù, vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità […] per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione. (FT 276)