Giovedì della II settimana di Pasqua
At 4,32-37; Sal 92; Gv 3,7b-15
La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era in comune. (At 4,32)
È sempre difficile lasciarsi toccare – come si dice – “nel portafogli”; la gestione della ricchezza è aspetto delicato per tutti, almeno per chi può riconoscersi in una certa disponibilità economica. Ma non possiamo coscientemente lasciar da parte questo aspetto che caratterizza la vita della prima comunità cristiana. Aver compreso cosa ha fatto Gesù della sua vita e aver compreso, almeno un po’, quali siano le caratteristiche del regno di Dio, chiede condivisione, che significa tanto attenzione ai bisogni degli altri, quanto disponibilità a cercare di risolverli con ciò che si è e anche con ciò che si ha. Quanto è bello vedere come spesso, tra le Chiese e tra le stesse nostre comunità cristiane, ci sia la disponibilità all’aiuto anche nelle difficoltà economiche, con forme di generosità dallo squisito sapore evangelico! E quanto è triste, viceversa, dover riscontrare forme di chiusura e di egoistico arroccamento tra quanti, singoli e comunità, sanno sì aprirsi in discorsi pieni di partecipazione, ma con la borsa ben stretta al fianco e rigorosamente chiusa a ogni capacità di donare!
Preghiamo
Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode,
perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre. Alleluia.
(Sal 117)