Venerdì della settimana della VIII Domenica dopo Pentecoste
1Sam 31, 1-13; Sal 49 (50); Lc 10, 38-42
Quando gli Israeliti che erano dall’altra parte della valle e quelli che erano oltre il Giordano videro che gli uomini d’Israele erano in fuga e che erano morti Saul e i suoi figli, abbandonarono le loro città e fuggirono. Vennero i Filistei e vi si stabilirono. Il giorno dopo, i Filistei vennero a spogliare i cadaveri e trovarono Saul e i suoi tre figli caduti sul monte Gèlboe. (1Sam 13,7-8)
La Scrittura usa immagini molto crude e all’apparenza vendicative. Si tratta però di comprenderne il senso: Saul è giudicato come il re che non si è mantenuto fedele al Signore. La distanza presa dal Signore corrisponde alla morte, che infine sopraggiunge anche fisicamente.
Nella sua brutalità, questa pagina esprime l’amore che il Signore ha per il suo popolo: il re che non agisce più in favore di tutti non ha l’ultima parola, ma la storia continua e si apre a un periodo nel quale ristabilire l’alleanza.
Ciascuno può fare propria questa immagine: è necessario che quanto nella vita allontana dal Signore, quindi in realtà toglie vita, venga sradicato, per lasciare spazio al legame con lui.
Preghiamo
Al malvagio Dio dice:
«Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
tu che hai in odio la disciplina
e le mie parole ti getti alle spalle?
dal Salmo 49 (50)