Martedì della II settimana di Avvento
Ger 3,6-12; Sal 29 (30); Zc 1,7-17; Mt 12,14-21
«Impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia». (Mt 12,16)
I figli del regno imparano lo stile di Gesù seguendo il suo modo di agire anche davanti ai nemici. Il comportamento di Gesù non è da intendersi come una fuga, ma piuttosto il non voler cercare a tutti i costi lo scontro, almeno per ora, con le autorità giudaiche. Pur continuando la sua missione taumaturgica verso tutti i malati e nella predicazione verso i molti che lo seguivano, evita l’ostentazione, agisce con pazienza e discrezione, manifestando così la sua mitezza e umiltà. Gesù è l’Unto, consacrato nello Spirito Santo nel battesimo al Giordano; è il servo sofferente che annuncia a tutti i popoli la salvezza senza prevaricare contro alcuno, ma a ciascuno dà la possibilità di riconoscerlo e accoglierlo. Il regno di Dio raggiunge le persone con l’amore non con l’impazienza o l’imposizione, il suo “modo” passa toccando il cuore di chi ha davanti, passa entrando nella vita della persona facendo vedere che c’è salvezza.
Preghiamo
Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore;
perché mia forza e mio canto
è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.
Is 12,2