Martedì della IV settimana di Pasqua
At 11,19-26; Sal 86; Gv 6,60-69
Ma alcuni di loro, gente di Cipro e di Cirene, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci, annunciando che Gesù è il Signore. E la mano del Signore era con loro e così un grande numero credette e si convertì al Signore. (At 11,20-21)
Se i primi credenti in Gesù pensavano che l’orizzonte dell’Evangelo fosse ristretto alla fede di Israele e al popolo ebraico, devono rapidamente riconoscersi sorpassati dal fascino della Parola stessa, capace di fare breccia anche nel cuore della comunità estranea alle promesse fatte ad Abramo. I segni della risurrezione, la Pasqua che rinnova ogni cosa, la vita nuova aperta dal Signore Gesù risorto e vivo: da qui nasce la Chiesa universale, da qui prende le mosse quello che diventerà il cristianesimo, proprio nel segno di un allargamento di orizzonti. Quando cerchiamo (inutilmente) di restringere lo spazio in cui pensiamo che Dio possa manifestarsi, non facciamo un servizio al Vangelo di Gesù; quando cerchiamo (inutilmente) di comprimere il soffio libero dello Spirito nelle nostre sacre stanze, siamo noi ad allontanarci dalla corsa che la Parola compie. La cattolicità della Chiesa nasce proprio con questa caratteristica di recinti che scompaiono e confini che si sciolgono: e solo così potrà essere, ancora e sempre, la Chiesa di Gesù.
Preghiamo
Alleluia. È bello cantare inni al nostro Dio,
è dolce innalzare la lode.
Manda sulla terra il suo messaggio,
la sua parola corre veloce.
(Sal 147,1.18)