Martedì in albis
At 3,25-4,10; Sal 117; 1Cor 1,4-9; Mt 28,8-15
«Sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato». (At 4,10)
È il nome di Gesù che cambia le cose e le rende più affini al regno di Dio. Noi ci proviamo; ci riusciamo anche, quando siamo in sintonia con lui, proprio come Pietro che dona la guarigione allo storpio agendo nel nome di Gesù. A volte proprio non ci riusciamo, perché siamo pieni di noi stessi e ci anteponiamo a ogni altro progetto e criterio. La possibilità che la nostra Chiesa possa dare un decisivo contributo al percorso che conduce la storia verso il suo pieno compimento di gioia è legata alla nostra capacità di lasciar entrare il nome di Gesù, cioè la sua parola e la sua presenza, nel nostro agire; magari anche rinunciando a quanto abbiamo costruito sinora e ci appare irrinunciabile, a quanto ci dà sicurezza e sembra suggerire stabilità. Ma lo Spirito di Dio, più lungimirante di noi e più libero nel suo operare, può chiederci il coraggio di allungare altri passi, di operare svolte, di lasciare spazio a lui, perché il nome di Gesù ridoni vita e allontani il male. Questo ci è noto: non scordiamolo.
Preghiamo
Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra?
(Sal 113,5-6)