Giovedì della VII settimana di Pasqua

Ct 6,1-2; 8,13; Sal 44; Rm 5,1-5; Gv 15,18-21

Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia». (Gv 15,18-19)

La distanza, tra quello che Gesù, nel Vangelo secondo Giovanni, chiama «il mondo» e il suo
progetto di amore, è descritta qui nella sua radicale insuperabilità. C’è qualcosa che appartiene al mondo, che asseconda le sue prospettive e ne segue le logiche; c’è invece altro, che raccoglie l’ostilità del mondo, che sta nelle scelte di Gesù, che si orienta nella direzione della gioia promessa da Dio. E tra queste scelte di Gesù ci siamo anche noi, chiamati alla fede
e invitati a fare di questo Amore un orizzonte perenne per ogni passo quotidiano. Avvicinarsi così alla Pentecoste si fa allora rinnovata occasione per chiedere che mai la nostra vita si discosti da questo progetto divino, e che lo Spirito con il suo soffio ci conduca ad avvertire l’amore da cui siamo costantemente circondati: servirà il nostro impegno, soprattutto servirà l’attenzione a custodire questa relazione da cui siamo coinvolti. Essere amati è benedizione, rimanere in questo amore è anche responsabilità.

Preghiamo

Allora ho detto: «Ecco, io vengo.
Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».

(Sal 40,8-9)

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