Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, re dell'universo
Dn 7, 9-10. 13-14; Sal 109 (110); 1Cor 15, 20-26.28; Mt 25, 31-46
Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto. (Dn 7,13-14)
Nella sua visione Daniele riconosce un «figlio d’uomo» che incontra il vegliardo, immagine di Dio. Dopo aver visto delle bestie, simbolo dei regni terreni che si oppongono a Dio, ora si fa avanti una figura totalmente diversa, egli stabilisce un legame di alleanza.
La liturgia consente di interpretare quel figlio d’uomo riconoscendolo figura di Gesù, il messia. Il suo potere è differente da quello esercitato da qualsiasi potenza terrena, pertanto se si riconosce che il suo regno non sarà mai distrutto, allora bisogna verificare la propria disponibilità a entrare nel suo sistema. Si tratta di chiedersi a quante logiche terrene si voglia rinunciare, per fare spazio affinchè il suo regno possa concretizzarsi sin da ora.
Preghiamo con il Salmo
Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».
Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!