VI Domenica dopo l'Epifania
Is 56, 1-8; Sal 66 (67); Rm 7, 14-25a; Lc 17, 11-19
Non dica l’eunuco: «Ecco, io sono un albero secco!». Poiché così dice il Signore: «Agli eunuchi che osservano i miei sabati, preferiscono quello che a me piace e restano fermi nella mia alleanza, io concederò nella mia casa e dentro le mie mura un monumento e un nome più prezioso che figli e figlie; darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato. (Is 56,3-5)
Non è facile esaminare la propria vita e scoprire che non è stata feconda: ogni essere umano spera di sopravvivere alla morte tramite le opere compiute in vita, che siano figlie e figli di carne, oppure azioni a beneficio di altri che generano un ricordo positivo di chi le ha realizzate. La promessa del Signore, riportata da Isaia e realizzata in Gesù, dà la misura dell’amore del Signore: di fronte a lui nessuno può considerarsi come un eunuco, come una persona incapace di dare frutto; la vita di ciascuno è tanto importante da non venire mai cancellata, per sempre. Di fronte a quella promessa ogni cristiano, ancora oggi, non può fare altro che lasciarsi attraversare dallo Spirito del Signore, scoprendo che realmente nessuno è così povero da non potere dare frutto.
Preghiamo
Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio, il nostro Dio,
e lo temano tutti i confini della terra.
Dal Salmo 66 (67)