Sabato della settimana della XI domenica dopo Pentecoste

Dt 4, 23-31; Sal 94 (95); Rm 8, 25-30; Lc 13, 31-34

Il Signore vi disperderà fra i popoli e non resterete che un piccolo numero fra le nazioni dove il Signore vi condurrà. Là servirete a dèi fatti da mano d’uomo, di legno e di pietra, i quali non vedono, non mangiano, non odorano. Ma di là cercherai il Signore, tuo Dio, e lo troverai, se lo cercherai con tutto il cuore e con tutta l’anima.

Descrivendo gli idoli, Mosè dà un’idea ben precisa di Dio e delle caratteristiche che lo differenziano dai primi: egli solo vive, in quanto ha da sé la vita e la dona agli esseri umani. Gli esseri umani possono costruire idoli, ma questi non vivono, quindi nemmeno possono dare vita. Paradossalmente, gli idoli sono assai distanti dagli esseri umani, perchè non sono viventi, caratteristica che invece avvicina questi ultimi a Dio. Purtroppo, però, è tipico degli esseri umani affidarsi agli idoli, poiché sono più controllabili e rassicuranti di un Dio vivente che si pone in relazione e chiede una risposta totale.
Per chi vuole vivere pienamente, tuttavia, l’unica risorsa per restare in vita è la ricerca del Signore, poiché essa mette in gioco il cuore e l’anima, cioè le dimensioni più alte dell’esistenza; una ricerca che, nel momento stesso in cui inizia, ancor prima di essere giunti alla meta, restituisce alla misura propria di ogni essere umano, tanto abbondante da renderlo vicino a Dio.

Preghiamo

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».

Dal Salmo 94 (95)

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