Lunedì della settimana della IX domenica dopo Pentecoste

1Cr 11, 1-9; Sal 88 (89); Lc 11, 1-4

Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron, Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore, ed essi unsero Davide re d’Israele, secondo la parola pronunciata dal Signore per mezzo di Samuele. Davide con tutto Israele andò a Gerusalemme, cioè Gebus, dove c’erano i Gebusei, abitanti della regione. Gli abitanti di Gebus dissero a Davide: «Tu qui non entrerai». Ma Davide espugnò la rocca di Sion, cioè la Città di Davide.  (1Cr 11,3-5)

Il favore del Signore accompagna Davide, che riesce a conquistare Gerusalemme. Egli non è un re solitario, che voglia semplicemente attuare i propri desideri. Al contrario, egli gode del riconoscimento di tutto il popolo, che sa vedere in lui colui che è sato scelto dal Signore.
Questa armonia dipende appunto dalla sua capacità di guidare il popolo, facendo di sé lo strumento per continuare l’alleanza con il Signore.
Lo stile con il quale Davide realizza il suo ruolo mette in discussione il modo con cui ciascuno vive i propri compiti, dal momento che spesso diventano il fine per la propria gloria e non lo strumento per il bene di tutti.

Preghiamo

Ho trovato Davide, mio servo,
con il mio santo olio l’ho consacrato;
la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza.

Dal Salmo 88 (89)

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