Sabato della settimana della IX domenica dopo Pentecoste
Nm 14, 26-35; Sal 97 (98); Eb 3, 12-19; Mt 13, 54-58
Proprio i vostri bambini, dei quali avete detto che sarebbero diventati una preda di guerra, quelli ve li farò entrare; essi conosceranno la terra che voi avete rifiutato. Quanto a voi, i vostri cadaveri cadranno in questo deserto. (Nm 14,31-32)
Il Signore si rivolge al popolo nel deserto, ormai sfiduciato. Di fronte alla mancanza di fede di chi ormai dubita che uscire dall’Egitto sia stata una scelta giusta, in quanto inizia a pensare che non arriverà mai alla terra promessa dal Signore, il Signore ribadisce la sua promessa e le condizioni per poterne fare esperienza. Infatti, egli decreta che coloro che hanno dubitato non giungeranno alla terra promessa, ma di quel dono potrà fare esperienza la generazione successiva.
La condanna del Signore non è per sempre, poiché la sua alleanza è mantenuta, anzi si apre al futuro. Lo stile del Signore qui è già anticipato: propri coloro che si pensava fossero destinati alla morte, i più piccoli e deboli, sono in realtà quelli che lui sceglie. Proprio da quella discendenza, di generazione in generazione, si arriverà sino a Gesù, compimento dello stile del Signore, tanto da stupire molti che mai avrebbero ritenuto che il messia potesse prendere carne in lui.
Preghiamo
Esultino insieme le montagne
davanti al Signore che viene a giudicare la terra:
giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine.
Dal Salmo 97 (98)