Sabato della II settimana di Pasqua

At 5,12-16; Sal 47; 1Cor 12,12-20; Gv 3,31-36

Noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. (1Cor 12,13-14)

Paolo, scrivendo ai Corinti, invita a cercare quella comunione, che non è solo un compito cui dedicarsi, ma primariamente un dono già dato da riconoscere. Il superamento delle divisioni è recupero dell’originaria condizione in cui Dio ha pensato l’umanità cui apparteniamo. Più che costruire legami tra noi, si tratta prima ancora di ritrovarli, perché già Dio ha voluto ciascuno di noi in questo disegno. Paolo dice non che dobbiamo diventare un solo corpo, ma che non dobbiamo dimenticare che già lo siamo; asservirci a forme di separazione significherebbe impoverire o anche distruggere questa bellezza. Siamo diversi, certo, come diverse sono le parti e le funzioni di un corpo; ma non possiamo misconoscere l’unicità dello Spirito che accompagna l’esperienza dell’umanità e, nella storia, della Chiesa di Gesù. Allo stesso e unico Spirito di Dio noi guardiamo per il nostro cammino: non a tutti parla allo stesso modo e non chiede lo stesso a ciascuno. Ma tutto concorre all’unico disegno che renderà migliore la storia presente e incomparabile quella senza fine.

Preghiamo

Annunziate con voce di gioia
che risuoni ai confini della terra:
«Il Signore ha liberato il suo popolo», alleluia.

(dalla liturgia)

 

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