Sabato della settimana della VII Domenica dopo Pentecoste

Nm 5, 11. 14-28; Sal 95 (96); 1Cor 6, 12-20; Gv 8, 1-11

Il sacerdote prenderà dalle mani della donna l’oblazione di gelosia, presenterà l’oblazione con il rito di elevazione davanti al Signore e l’accosterà all’altare. Il sacerdote prenderà una manciata di quell’oblazione come suo memoriale e la farà bruciare sull’altare; poi farà bere l’acqua alla donna. Quando le avrà fatto bere l’acqua, se lei si è contaminata e ha commesso un’infedeltà contro suo marito, l’acqua che porta maledizione entrerà in lei per produrre amarezza; il ventre le si gonfierà e i suoi fianchi avvizziranno e quella donna diventerà un oggetto d’imprecazione all’interno del suo popolo. Ma se la donna non si è resa impura ed è quindi pura, sarà dimostrata innocente e sarà feconda». (Nm 5,25-28)

Il rapporto che gli uomini e le donne hanno con il proprio corpo non è mai acquisito una volta per tutte: muta con le età della vita, le condizioni di salute, le concezioni culturali. Anche la Scrittura offre molte considerazioni in proposito, ma tutte trovano luce a partire dalla novità del vangelo di Gesù.
Il libro dei Numeri, usando le conoscenze scientifiche e culturali disponibili al tempo, esprime una verità per ogni tempo: alla purezza corrisponde la fecondità, ridurre il corpo ad uno strumento impedisce di generare vita. Andando oltre le immagini maschiliste usate in questa pagina si trova un’indicazione preziosa tanto per i maschi che per le femmine: ciascuno ha un corpo e attraverso di esso esprime e cerca la relazione con l’altro; la purezza non è fine a sé stessa, ma l’indicazione del fatto che è impossibile raggiungere la felicità nella solitudine, che si realizza quando l’altro è tradito o ridotto a cosa. L’immagine usata è molto efficace se si intende come una metafora: l’amarezza del peccato porta all’impossibilità di dare vita, come il liquido bevuto dalla donna che ha peccato la rende infeconda. Il peccato è il rifiuto di una relazione autentica, la pretesa di arrivare alla gioia privatamente. 
Quelle parole del libro dei Numeri assumono tutto un altro senso quando vengono considerate a partire da ciò che fece Gesù: egli liberò la donna che stava per essere lapidata, e con lei tutte le donne e ogni persona costretta a essere ridotta, dallo sguardo degli altri, al proprio peccato. Il suo annuncio è liberazione per tutti, non perché tolga valore alle azioni compiute, ma perché mostra che Dio guarda ciascuno affinché abbia la vita, perché possa andare oltre il proprio peccato e non rimanere chiuso in una condanna insuperabile.

Preghiamo

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

Dal Salmo 95 (96)

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