Giovedì in albis
At 5,26-42; Sal 33; Col 3,1-4; Lc 24,36b-49
Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. E ogni giorno, nel tempio e nelle case, non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo. (At 5,41-42)
Desta sempre un po’ di impressione la leggerezza del cammino dei primi credenti, che si lasciano prendere dal sano orgoglio di ripercorrere i passi di Gesù, anche nel subire l’ostilità della comunità religiosa in cui erano cresciuti e alla quale sentivano comunque di appartenere. Sentirsi lieti perché oltraggiati come il Maestro è segno proprio di grande amore; e anche di grande fiducia nel cammino che si è intrapreso. Questa prima comunità cristiana non ha tentennamenti, non cerca compromessi, non vuole garantirsi facili lasciapassare: vuole solamente essere fedele al Signore che ha conosciuto e alla cui Parola ha creduto. Si tratta di gente tutta d’un pezzo, non corruttibile; gente non impegnata a difendere primariamente i propri interessi, persino i propri diritti, se questo significa svendere il dono ricevuto, la fede nella salvezza donata in Gesù. Sono persone che vogliono primariamente obbedire a Dio, anche se questo significa contravvenire al volere degli uomini, di quelli che contano. Di gente così abbiamo ancora un gran bisogno.
Preghiamo
Se con Cristo siete risorti,
cercate le cose del cielo, alleluia.
Cristo siede alla destra di Dio,
pensate alle cose del cielo, alleluia.
(dalla liturgia)