Sabato della III settimana di Avvento
Ez 13,1.17-23; Sal 85 (86); Eb 9,1-10; Mt 18,21-35
«Il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito». (Mt 18,26-27)
L’insegnamento che arriva dalla parabola di Gesù è formalmente molto semplice: perdonare «fino a settanta volte sette». Mettere in pratica questa azione non è affatto semplice, nemmeno per chi sperimenta sulla propria pelle il perdono di qualcun altro. La richiesta di perdono da parte del servo («Abbi pazienza con me») porta il padrone a essere indulgente perché mosso da un sentimento di accoglienza («ebbe compassione»). La logica umana, meritocratica, potrebbe indurci a pensare che il padrone, con il condono del debito, faccia un errore. Papa Francesco spiega bene invece la lettura di questo passaggio, in una visione che ribalta la prospettiva: «Nell’atteggiamento divino la giustizia è pervasa dalla misericordia, mentre l’atteggiamento umano si limita alla giustizia. Gesù ci esorta ad aprirci con coraggio alla forza del perdono, perché nella vita non tutto si risolve con la giustizia» (Angelus, 13 settembre 2020).
Preghiamo
Nella tua bontà fa’ grazia a Sion,
ricostruisci le mura di Gerusalemme.
Sal 51 (50),20