V Domenica dopo l'Epifania

Ez 37, 21-26; Sal 32 (33); Rm 10, 9-13; Mt 8, 5-13

«Così dice il Signore Dio: Ecco, io prenderò i figli d’Israele dalle nazioni fra le quali sono andati e li radunerò da ogni parte e li ricondurrò nella loro terra: farò di loro un solo popolo nella mia terra, sui monti d’Israele; un solo re regnerà su tutti loro e non saranno più due popoli, né sarànno più divisi in due regni. Non si contamineranno più con i loro idoli, con i loro abomini e con tutte le loro iniquità; li libererò da tutte le ribellioni con cui hanno peccato, li purificherò e saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio». (Ez 37,21-23)

Tramite il profeta Ezechiele Dio promette al suo popolo un futuro di prosperità, dichiara che l’esilio avrà fine e sarà possibile tornare nella terra. Ma ciò non basta: il futuro di bene sarà caratterizzato dall’aver ritrovato l’unità, tramite il superamento della divisione che era stata la radice del male patito da Israele. La vita in armonia non si ottiene però tramite il semplice impegno di ciascuno, a livello politico e morale; si tratta di un dono dal Signore, di cui si può godere nella misura in cui ogni differenza è ricondotta all’unità perché Dio, l’unico, torna a essere al centro dell’esistenza di tutti. Ciò che è promesso al popolo di Israele è realtà ancora oggi, nella misura in cui i cristiani per primi sono in grado di convertirsi al Dio rivelato in Gesù, lasciando cadere gli ostacoli costruiti dalla iniquità umana.

Preghiamo

Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

dal Salmo 32 (33)

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