Giovedì della settimana della II domenica dopo Pentecoste

Es 35, 1-3; Sal 117 (118); Lc 5, 36-38

Mosè radunò tutta la comunità degli Israeliti e disse loro: «Queste sono le cose che il Signore ha comandato di fare: Per sei giorni si lavorerà, ma il settimo sarà per voi un giorno santo, un giorno di riposo assoluto, sacro al Signore. Chiunque in quel giorno farà qualche lavoro sarà messo a morte. In giorno di sabato non accenderete il fuoco, in nessuna delle vostre dimore». (Es 35,1-3)

Il sabato è un dono così grande da dover essere custodito con la massima attenzione. Il sabato non toglie il senso dei giorni feriali, caratterizzati dal lavoro, ma si pone come loro fondamento. Infatti, si tratta di un giorno diverso da ogni altro, in cui il riposo assoluto si lega alla possibilità di rendere più saldo il legame con il Signore. Interrompere l’attività lavorativa comporta la possibilità di riconoscere che non si è artefici della propria fortuna, ma che questa deriva dal Signore, mettendo in primo piano il fatto che si è persone autentiche non nella misura di quanto si produce, ma secondo la forma dei legami che è dato costruire vivendo.

Preghiamo

Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.

Dal Salmo 117 (118)

 

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