Sabato della settimana della IV domenica dopo Pentecoste
Lv 23, 26-32; Sal 97 (98); Eb 9, 6b-10; Gv 10, 14-18
In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Il decimo giorno di questo settimo mese sarà il giorno dell’espiazione; terrete una riunione sacra, vi umilierete e offrirete sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore. In quel giorno non farete alcun lavoro, poiché è il giorno dell’espiazione, per compiere il rito espiatorio per voi davanti al Signore, vostro Dio». (Lv 23, 26-28)
Il Signore consegna a Mosè il giorno dell’espiazione come una legge da rispettare: una volta ogni anno il popolo dovrà riconoscere il proprio peccato, la condizione perché il Signore possa donare il suo perdono nei confronti di ogni condotta malvagia.
Quel dono trova compimento in Gesù: in lui, infatti, il perdono è donato ancora prima che ci si possa mostrare pentiti. Spesso, infatti, il peccato è tanto profondo da non dare neppure la possibilità di riconoscerlo.
Proprio il perdono smisurato offerto dal Signore è capace di convertire i cuori, lasciando che si appassionino al bene convertendosi definitivamente. Proprio oggi è offerta la possibilità di una vita nuova.
Preghiamo
Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.
Dal Salmo 97 (98)