Lunedì della VII settimana di Pasqua

Ct 5,2a.5-6b; Sal 41; 1Cor 10,23.27-33; Mt 9,14-15

Mi sono alzata per aprire al mio amato / e le mie mani stillavano mirra; fluiva mirra dalle mie dita / sulla maniglia del chiavistello. Ho aperto allora all’amato mio, / ma l’amato mio se n’era andato, era scomparso. (Ct 5,5-6b)

Potremmo, ancora, riascoltare le parole innamorate del Cantico dei Cantici per ritrovarci, forse, il nostro desiderio di riscoprire, sulla soglia della nostra vita, la presenza forte e illuminante dello Spirito di Dio, lo Spirito che invade il mondo e tocca il cuore della storia e del nostro cammino. A noi è chiesto di aprire il cuore, la vita, il desiderio di appoggiare le mani sul chiavistello della nostra stanchezza, del nostro dolore, della nostra incertezza, per lasciare entrare il Soffio dall’Alto. Può poi comunque accadere di ritrovarsi ancora con il peso dell’assenza del Signore, pur cercato e invocato, perché Dio – lo sappiamo – non è semplicemente disponibile ad ogni nostro schiocco di dita e nemmeno ad ogni nostra richiesta. Ma quanto arricchisce la vita saper aprire quella porta dietro la quale ci trinceriamo, impauriti o magari anche induriti, o sfiduciati e disillusi! Non venga meno la nostra ricerca di Dio e la fiducia che il suo dono ci avvolgerà.

Preghiamo

Sperate in Dio, popoli di ogni luogo,
aprite al suo cospetto il vostro cuore;
egli è il nostro rifugio, alleluia.

(dalla liturgia)

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