Mercoledì della VI settimana di Pasqua
At 28,17-31; Sal 67 (68); Gv 14,7-14
«Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò». (Gv 14,12b-14)
L’insistenza con cui Gesù dice ai suoi che realizzerà qualunque cosa gli venga chiesta fa certamente a pugni con tante nostre richieste rimaste inevase: probabilmente tutti abbiamo chiesto grazie che non ci sono state concesse, abbiamo innalzato preghiere che non sono state esaudite. E allora che senso può avere per noi riascoltare queste parole del Maestro e Signore Gesù? Forse dobbiamo domandarci cosa significhi quel “chiedere nel suo nome” che Giovanni ripete due volte in rapida successione: forse “chiedere nel nome di Gesù” è lasciarsi guidare dalla sua stessa continua ricerca del regno di Dio e dei suoi segni; forse è domandare ciò che siamo disposti a fare, e spendere la vita nell’amore come Gesù ci ha non solo insegnato ma anche mostrato. Forse dobbiamo anche fidarci di più e ancor più investire in quelle “opere grandi” che anche noi siamo in grado di fare, persino “più grandi” di quelle del Maestro: molto spetta anche a noi, perché siano esaudite le preghiere di questa umanità che cerca vita e redenzione.
Preghiamo
Padre, salgano a te gradite le nostre preghiere;
rinnovaci nello spirito
e rendici intimamente conformi
al tuo disegno di amore e di misericordia.
(dalla liturgia)