Lunedì della VI settimana di Pasqua

At 28,1-10; Sal 67; Gv 13,31-36

«Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». (Gv 13,34-35)

Siamo sempre qui, ancora qui: l’amore è ciò che non può non caratterizzare chi vuole dare ascolto al Signore Gesù e vuole potersi chiamare cristiano. Non che l’amore sia una qualità esclusiva dei credenti nel Maestro e Signore di Nàzaret, proprio no: ogni uomo può e sa amare, e molti hanno vissuto e vivono in un amore incondizionato anche senza la fede. Ma non ci si può dire discepoli di Gesù senza prendere sul serio l’invito all’amore reciproco. E – non dimentichiamolo – “amare come ha amato lui” significa essere disposti al dono della vita. Se probabilmente non ci sarà mai chiesto di “morire” per qualcuno, certamente ci ritroviamo tutti nelle condizioni di poter “vivere” per qualcuno, dedicati nell’amore che si fa servizio, si china, abbraccia, sostiene, incoraggia, si spende generosamente, ci mette del proprio, ci perde persino. Se così non fosse, che Chiesa saremmo? Cosa avremmo mai di caratterizzante per dirci “quelli del Cristo”?

Preghiamo

Dio forte ed eterno,
dona a chi ha celebrato con fede gioiosa
la festività della Pasqua
di operare nell’esistenza di ogni giorno
secondo la novità portata da Cristo risorto.

(dalla liturgia)

 

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