Venerdì della III settimana di Pasqua

At 9,10-16; Sal 31; Gv 6,22-29

«Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà». (Gv 6,26b-27)

Di fronte a tanti che lo cercano, Gesù vuole essere chiaro, e non si lascia strumentalizzare: sa che molti sono sulle sue tracce solamente perché si sono felicemente ritrovati con la pancia piena; ma non è quella sazietà che a lui interessa. Gesù non cerca facili consensi, e invita anche noi a preoccuparci e darci da fare per quello che veramente conta nella vita di un uomo. Siamo affaticati da desideri e aspettative che – come scrive Giovanni – non durano, non resistono alle prove della vita: non ci si può costruire sopra nulla. L’evangelista ci riporta anche qualche parola che può aiutarci a riconoscere quali siano le cose che rimangono per la vita eterna: ci si può orientare guardando a Gesù, cercando nella direzione delle sue parole e di quanto la sua vita ci ha mostrato e offerto. C’è un cibo che ci è stato donato, qualcosa di “sostanziale” che merita di essere perseguito, e che rimane, dura, garantisce sostegno per il cammino, forza per affrontare i giorni, terreno su cui costruire il tempo che verrà. Il resto è dispersione.

Preghiamo

La tua benedizione, o Dio,
discenda rinnovatrice sui tuoi figli,
e li sostenga sempre con la forza della tua carità
nell’impegno della loro quotidiana fatica.

(dalla liturgia)

 

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