III Domenica di Pasqua
At 28,16-28; Sal 96; Rm 1,1-16b; Gv 8,12-19
Dal mattino alla sera egli esponeva loro il regno di Dio, dando testimonianza, e cercava di convincerli riguardo a Gesù, partendo dalla legge di Mosè e dai Profeti. Alcuni erano persuasi delle cose che venivano dette, altri invece non credevano. (At 28,23b-24)
Paolo, a Roma agli arresti domiciliari, non si chiude in una sterile attesa di più favorevoli condizioni per annunciare il Vangelo, ma con coraggio e determinazione fa sì che i giudei di Roma lo raggiungano presso il suo alloggio, in modo che possa parlare loro di Gesù. Alcuni lo seguono, altri non danno invece credito alle sue parole. Ma quanto importa sottolineare è la forza con cui l’apostolo decide di dedicarsi alla sua missione, indipendentemente dal trovarsi prigioniero. Paolo ci insegna a non attendere sempre le migliori condizioni per operare per il regno di Dio: ogni situazione è un’opportunità per mostrare la via di Gesù, anche laddove dovesse apparirci destinata all’insuccesso o mancante di requisiti che possano garantire un esito secondo le nostre aspettative. Paolo ha imparato a fidarsi dello Spirito di Dio, non fa calcoli di opportunità secondo parametri propri. Abbiamo ancora da imparare da lui, per liberarci da attese e timori che non sono giustificabili di fronte alla forza con cui lo Spirito di Dio investe il mondo.
Preghiamo
Noi, tuo popolo e gregge che tu pasci,
ci affideremo sempre solo a te,
annunzieremo in eterno le tue lodi, alleluia.
(dalla liturgia)