Giovedì della III settimana di Pasqua

At 9,1-9; Sal 26; Gv 6,16-21

Videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti. (Gv 6,19b-21)

Nel mare agitato dei nostri giorni, in passaggi in cui ci sentiamo soli o comunque non circondati da chi vorremmo avere vicino, in periodi bui e senza luce, abbiamo forse spesso motivo per sentirci un poco persi, in pericolo, disorientati di fronte a un approdo che ci resta ancora non riconoscibile. Abbiamo bisogno anche noi oggi di risentire quelle parole incoraggianti che udirono i discepoli: «Sono io, non abbiate paura!», per poter continuare il nostro viaggio senza lasciar cadere i remi e senza spegnere il sogno di trovare gioia e senso. Gli amici di Gesù, per questa sua parola passano dalla paura alla decisione di prenderlo con sé nel faticoso viaggio, e così potranno raggiungere «la riva alla quale erano diretti». Forse non ci accadrà di arrivare velocemente alla realizzazione dei nostri sogni, a vedere e toccare la nostra gioia; forse l’attesa e la fatica sui remi sarà ancora lunga. Ma quella voce e quella compagnia possono cambiare l’esistenza e dare senso, slancio, futuro al nostro viaggio, così spesso morso dalla paura.

Preghiamo

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Sal 26,1

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