Martedì della settimana della I Domenica dopo la Dedicazione

Ap 12,13-13,10; Sal 143 (144); Mc 10,17-22

Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». (Mc 10,21)

Carissimo fratello in Gesù, quanto all’amore che Gesù ha per noi, ce l’ha dimostrato abbastanza perché ci crediamo senza sentirlo: sentire che lo amiamo e che ci ama, sarebbe il cielo, e quaggiù il cielo non esiste, tranne che in rari momenti e in rare eccezioni. Raccontiamoci spesso la doppia storia delle grazie che Dio ci ha fatto personalmente dopo la nostra nascita e quella delle nostre infedeltà: in essa troveremo, soprattutto noi che abbiamo vissuto a lungo lontano da Dio, le prove più sicure e più toccanti del suo amore per noi… C’è di che perdersi in una fiducia senza limiti nel suo amore (Egli ci ama perché è buono, non perché noi siamo buoni – le madri non amano forse i loro figli scapestrati?) e di che sprofondare nell’umiltà e nella diffidenza di noi stessi.

(Lettera a Louis Massignon, 15 luglio 1916, in C. de Foucauld, L’aventure de l’amour de Dieu. 80 Lettres inédites de Charles de Foucauld à Louis Massignon, ed. J.-F. Six, Seuil, Paris 1993)

DA FRATELLI TUTTI

«Ero straniero e mi avete accolto» (Mt 25,35). Le parole di Gesù […] implicano il riconoscere Cristo stesso in ogni fratello abbandonato o escluso (cfr. Mt 25,40.45). In realtà, la fede colma di motivazioni inaudite il riconoscimento dell’altro, perché chi crede può arrivare a riconoscere che Dio ama ogni essere umano con un amore infinito e che gli conferisce con ciò una dignità infinita. (FT 84-85)

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