Giovedì della settimana della V Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore

2Tm 1,13 – 2,7; Sal 77 (78); Lc 20,41-44

Allora egli disse loro: «Come mai si dice che il Cristo è figlio di Davide?». (Lc 20,41)

«Mio Dio, chi sei tu e chi sono io?», era la preghiera di santa Teresa, l’invocazione di santa Colette. In due parole è racchiusa la doppia storia che deve costituire spesso, anzi abitualmente, il soggetto della nostra preghiera: la storia dei doni di Dio alla nostra anima e la storia della nostra ingratitudine… Ammiriamo le meraviglie della natura, belle e buone perché sono opera di Dio e ci conducono subito ad ammirare e lodare il loro autore: se la natura, l’uomo, la virtù, l’anima sono cose tanto belle, quale sarà la bellezza di Colui di cui queste meraviglie non sono che un pallido riflesso!… Ma non fermiamoci a queste bellezze create, esse sono indegne di noi: passiamo subito alla bellezza eterna!

(Meditazione al Sal 8, in C. de Foucauld, Insegnaci a pregare. Meditazioni sui Salmi, Centro Ambrosiano, Milano 2003)

DA FRATELLI TUTTI

C’è una falsa apertura all’universale, che deriva dalla vuota superficialità di chi non è capace di penetrare fino in fondo nella propria patria, o di chi porta con sé un risentimento non risolto verso il proprio popolo. […] Bisogna sempre allargare lo sguardo per riconoscere un bene più grande che porterà benefici a tutti noi. Però occorre farlo senza evadere, senza sradicamenti. È necessario affondare le radici nella terra fertile e nella storia del proprio luogo, che è un dono di Dio. Si lavora nel piccolo […] però con una prospettiva più ampia. (FT 145)

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