Giovedì della settimana della X domenica dopo Pentecoste

2Cr 9, 13-31; Sal 47 (48); Lc 11, 37-44

Salomone regnò a Gerusalemme su tutto Israele quarant’anni. Salomone si addormentò con i suoi padri e lo seppellirono nella Città di Davide, suo padre; al suo posto divenne re suo figlio Roboamo. (2Cr 9,30-31)

Dopo aver elencato la prosperità vissuta dal popolo durante il regno di Salomone viene descritta la sua morte. Ciò che può colpire è l’estrema naturalezza con la quale è narrato quell’evento, come a dargli un’importanza relativa rispetto a ciò che resta veramente: non il re, bensì quanto egli ha fatto. Addirittura quanto ha fatto gli darà gloria, ma non rimarrà per sempre, essendo affidato a nuovi re che non sempre avranno sapienza per custodirlo e amministrarlo.
La storia della salvezza prosegue, lasciando che l’alleanza con il Signore continui tramite persone che in misura differente sono in grado di esercitare responsabilità nei suoi confronti.
Lo sguardo spirituale dei cristiani è in grado di riconoscere il Signore all’opera nella storia e di valutare dove egli si manifesti, così da mettersi in gioco in favore delle sue opere.

Preghiamo

Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende
sino all’estremità della terra;
di giustizia è piena la tua destra.

Dal Salmo 47 (48)

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