Sabato della settimana della V Domenica dopo Pentecoste
Lv 23, 26. 39-43; Sal 98 (99); Eb 3, 4-6; Gv 7, 1-6b
«Celebrerete questa festa in onore del Signore, per sette giorni, ogni anno. Sarà per voi una legge perenne, di generazione in generazione. La celebrerete il settimo mese. Dimorerete in capanne per sette giorni; tutti i cittadini d’Israele dimoreranno in capanne, perché le vostre generazioni sappiano che io ho fatto dimorare in capanne gli Israeliti, quando li ho condotti fuori dalla terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio». (Lv 23,41-43)
La prescrizione di ricordare il tempo trascorso nel deserto, dopo la liberazione dall’Egitto e prima di entrare nella Terra Promessa, è per Israele motivo di festeggiamento: si tratta di fare memoria dell’amore del Signore, che si è manifestato passo passo, guidando alla libertà.
Anche oggi quella sapienza è un dono spirituale: la capacità di interpretare ogni evento come occasione della presenza del Signore, come momento per scoprire che sempre egli si manifesta, anche se talvolta non tutto è subito comprensibile. Proprio oggi è il giorno opportuno per trasformare quanto vissuto in motivo di memoria e ringraziamento.
Preghiamo
Signore, nostro Dio, tu li esaudivi,
eri per loro un Dio che perdona,
pur castigando i loro peccati.
Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi davanti alla sua santa montagna,
perché santo è il Signore, nostro Dio!
dal Salmo 98 (99)