V Domenica dopo Pentecoste
Gen 18, 1-2a. 16-33; Sal 27 (28); Rm 4, 16-25; Lc 13, 23-29
Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci». Come ebbe finito di parlare con Abramo, il Signore se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione. (Gn 18,32-33)
Al termine di una lunga contrattazione, nella quale ha osato chiedere al Signore di salvare un’intera città peccatrice in virtù della giustizia di pochissime persone, Abramo esce vincitore: la sua intercessione è servita perché il Signore affermi il suo amore, perdono per tutti.
Quell’episodio annuncia già la forma dell’amore del Signore: egli vuole che tutti siano salvi, come ha manifestato definitivamente in Gesù: in virtù di lui solo, l’intera umanità è salvata. Oggi è il giorno per lasciare ancora accadere quella salvezza, riconoscendosi destinatari di un dono senza merito, che però può essere accolto e condiviso.
Preghiamo
Sia benedetto il Signore,
che ha dato ascolto alla voce della mia supplica.
Il Signore è mia forza e mio scudo,
in lui ha confidato il mio cuore.
Mi ha dato aiuto: esulta il mio cuore,
con il mio canto voglio rendergli grazie.
Dal Salmo 27 (28)