Venerdì della settimana della IV Domenica dopo Pentecoste

Dt 18, 1-8; Sal 15 (16); Lc 7, 24b-35

«I sacerdoti leviti, tutta la tribù di Levi, non avranno parte né eredità insieme con Israele; vivranno dei sacrifici consumati dal fuoco per il Signore e della sua eredità. Non avrà alcuna eredità tra i suoi fratelli: il Signore è la sua eredità, come gli ha promesso». (Dt 18,1-2)

Mosè segnala la volontà del Signore a riguardo dei leviti: costoro, che hanno il compito specifico di mettere in relazione il popolo con il Signore, non dovranno accumulare nulla per sé, in quanto il bene più prezioso che hanno è il Signore stesso e il compito che possono svolgere in favore del popolo.
Oggi quella parola può risuonare come dono per tutti, come annuncio della possibilità di vivere avendo come sola eredità il Signore, vivendo come persone che sanno dare il giusto valore alle cose e alle situazioni, fino a riconoscere il bene immenso che già si possiede: quello di orientare la vita intera sull’amore che, in Gesù, già è stato ricevuto.

Preghiamo

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi:
la mia eredità è stupenda.

Dal Salmo 15 (16)

 

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