Sabato della settimana della III domenica dopo Pentecoste
Lv 23, 9. 15-22; Sal 96 (97); Rm 14, 13 – 15, 2; Lc 11, 37-42
«Proclamerete in quello stesso giorno una festa e convocherete una riunione sacra. Non farete alcun lavoro servile. Sarà per voi una legge perenne, di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete. Quando mieterai la messe della vostra terra, non mieterai fino al margine del campo e non raccoglierai ciò che resta da spigolare del tuo raccolto; lo lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio». (Lv 23,21-25)
Tra le feste che fanno memoria dell’alleanza c’è la festa delle settimane, la Pentecoste. Quella è l’occasione nella quale il popolo di Israele ringrazia per il raccolto ottenuto grazie alla mietitura, è un’opportunità per ricordare che la terra dà frutto grazie alla fatica umana, ma ancor prima perché è dono di Dio.
Essendo un dono non è possibile tenerlo tutto per sé, come fosse un diritto privato, ma apre alla condivisione: il dono del Signore è tanto abbondante da raggiungere anche poveri e stranieri. Il dono ricevuto non può trasformare in persone avide, che desiderano sfruttare ciò che ricevono sino alla fine, ma aiuta a riconoscere che il suo valore aumenta quando a tutti è dato modo di riceverlo.
Preghiamo
Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo.
dal Salmo 96 (97)