Sabato della settimana della I domenica dopo Pentecoste

Lv 12, 1-8; Sal 94 (95); Gal 4, 1-5; Lc 2, 22-32

Quando i giorni della sua purificazione per un figlio o per una figlia saranno compiuti, porterà al sacerdote all’ingresso della tenda del convegno un agnello di un anno come olocausto e un colombo o una tortora in sacrificio per il peccato. Il sacerdote li offrirà davanti al Signore e farà il rito espiatorio per lei; ella sarà purificata dal flusso del suo sangue. Questa è la legge che riguarda la donna, quando partorisce un maschio o una femmina. Se non ha mezzi per offrire un agnello, prenderà due tortore o due colombi: uno per l’olocausto e l’altro per il sacrificio per il peccato. Il sacerdote compirà il rito espiatorio per lei ed ella sarà pura”». (Lv 12,6-8)

La Legge prescrive che ogni donna porti un dono da offrire al tempio a conclusione del periodo di impurità che segue il parto. Quel gesto, che può segnare come una differenza infamante ogni madre, tanto che si prescrive la sua purificazione, chiede ora di essere interpretato a partire dal mistero che racchiude: ogni madre ha un legame unico con la vita, di cui il sangue è traccia.
Quel gesto trova senso nuovo quando sarà compiuto da Maria dopo il parto di Gesù: ella, come del resto nessuna donna, non è segnata da un’impurità malvagia, ma è la traccia insuperabile del fatto che il Signore ha scelto la via della generazione per raggiunge ogni essere umano e dare a tutti possibilità di nascere di nuovo, per la vita che non finisce.

Preghiamo

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

dal Salmo 94 (95)

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