Martedì della IV settimana di Pasqua

At 10,1-23a; Sal 86; Gv 6,60-69

Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». (Gv 6,66-69)

Lo sconcerto generato dalle parole di Gesù non ha solamente provocato la distanza di molti allora, ma mette in difficoltà anche noi oggi. La strada da lui tracciata ci mette spesso a disagio, e cerchiamo continuamente riduzioni e accomodamenti che ci rendano la vita più comoda e addomestichino almeno un poco le esigenze del Vangelo. Così ci può anche capitare di «non andare più con lui» anche se manteniamo la fedeltà ai precetti che custodiamo come segno di appartenenza. La risposta di Pietro, bellissima, non si pone sul piano di cosa si è fatto o meno per poter dire di essere rimasti con lui: Pietro semplicemente dice la sua fede, dice di avere gli occhi pieni di quanto ha conosciuto in Gesù; e non può dimenticarlo. Le parole dell’apostolo ci comunicano più fascino e amore, che non obbedienza e fedeltà; o – forse meglio – ci raccontano di una fedeltà che nasce dall’amore, più che dal rispetto di una regola pattuita. Forse è proprio questo rimanere con lui.

Preghiamo

Fa’ che io ti lodi, Signore,
dammi la forza di cantare.
Le mie labbra risuonino di gioia
quando canto per te, alleluia.

(dalla liturgia)

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