Giovedì della II settimana di Pasqua

At 4,13-21; Sal 92; Gv 3,7b-15

Il Signore Gesù disse a Nicodemo: «Dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito». Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». (Gv 3,7b-9)

Nel dialogo notturno con Nicodemo, che sentiva il fascino della predicazione del Rabbi nazareno, Gesù vuole aiutare il maestro di Israele a capire cosa sia la vita nello Spirito di Dio. In questo caso, la paragona non a un monolite stabile e inamovibile, non a una roccia (come avviene in altri passi evangelici), ma al vento: un’immagine che dice indeterminatezza, e può generare sconcerto e timore; proprio perché il vento «non sai da dove viene né dove va». Dio non è afferrabile come forse vorremmo e certamente non è contenibile nelle nostre tabelle e negli schemi di cui ci dotiamo per sentirci più sicuri. Sperimentare quella nuova nascita, che è la docilità allo Spirito di Dio, rende difficile ascrivere tutto alle nostre previsioni, perché resta imprevedibile il soffio che viene da Dio. Non possiamo che muoverci nella direzione di un’incessante attitudine all’ascolto della misteriosa e sempre sorprendente voce che ci giunge dall’alto: smettere di prestare ascolto, nella presunzione di aver già colto tutto, ci lascerebbe vuoti e sterili.

Preghiamo

Davvero degni di fede i tuoi insegnamenti!
La santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore.

Sal 92,5

 

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