Sabato in albis depositis
Is 61,10 – 62,3; Sal 110 (111); Ef 3,13-21a; Gv 13,4-15
Il Signore Gesù […] versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli. (Gv 13,4-5)
Il Vangelo di Giovanni sottolinea come Gesù, in piena libertà, ha voluto donare la sua vita offrendola fino alla morte di croce per la nostra salvezza. Con il gesto della lavanda dei piedi anticipa il senso della sua passione e morte che inizierà dopo poche ore e, facendolo con amore, trasforma l’umanità peccatrice rendendola capace di un amore simile al suo. I discepoli sono lavati, purificati con acqua che è segno della vita nuova che richiama il dono dello Spirito nel battesimo. Così come il sacramento della penitenza diviene una rinascita nella freschezza del battesimo ricevuto. Celebrare l’eucaristia, memoriale della Pasqua del Signore, significa rendere grazie e accoglierla come dono, entrare nella piena comunione col Signore, che passa attraverso una vita che sa piegarsi per amore, agape, quell’amore incondizionato che depone ogni orgoglio, fino all’umiliazione di sé, per rivestirsi dell’uomo nuovo che nasce da acqua e Spirito. Solo accettando di stare alla sequela del maestro, nella contemplazione della croce, potremo essere in grado di vivere il comandamento dell’amore e nell’unità vicendevole.
Preghiamo
Deposta ogni malizia e ogni inganno,
come bambini appena nati
bramate un puro latte spirituale
per crescere nella salvezza,
gustando quanto è dolce il Signore, alleluia.
(dalla liturgia)