IV Domenica di Quaresima

Es 33,7-11a; Sal 35 (36); 1Ts 4,1b-12; Gv 9,1-38b

Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo. (Gv 9,25b)

Siamo capaci realmente di vedere? Quante volte camminiamo distratti senza accorgerci di ciò che ci circonda? Tutto il racconto evangelico di Giovanni si muove ironicamente attorno a quest’idea di chi crede di vedere, ma è cieco; di chi invece pensa di essere cieco e in realtà vede. La questione evidentemente riguarda Gesù: che cosa abbiamo visto di Lui, che cosa conosciamo di Lui. L’uomo del racconto compie un viaggio, per certi aspetti fisico ma per altri, soprattutto interiore (definendo Gesù «quell’uomo» poi «profeta» e infine «Signore»). Una sorta di illuminazione progressiva. Ecco! Aprire gli occhi spirituali per cercare Gesù e vedere il suo operare in noi: questa la sfida del Vangelo del cieco nato. Ma anche crescere nella consapevolezza di chi è lui per noi, quale sia il suo ruolo nella nostra vita, il peso della sua presenza.

Preghiamo

Prendici per mano, Signore,
siamo ciechi, non vediamo la tua presenza.
Guarisci la nostra cecità
perché noi possiamo un giorno darti gloria
davanti agli uomini
senza paura di essere da loro giudicati.

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