Penultima Domenica dopo l'Epifania - Della divina clemenza
Os 6, 1-6; Sal 50 (51); Gal 2, 19 – 3, 7; Lc 7, 36-50
«Che dovrò fare per te, Èfraim, che dovrò fare per te, Giuda? Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all’alba svanisce. Per questo li ho abbattuti per mezzo dei profeti, li ho uccisi con le parole della mia bocca e il mio giudizio sorge come la luce: poiché voglio l’amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti».
Siamo abituati a definire la clemenza del Signore, a ricordare la sua misericordia, tuttavia spesso questa abitudine spinge a ridurre l’entità di quell’amore.
L’amore del Signore è senza misura, tanto che arriva alla clemenza nei confronti di chi si allontana da lui. Allo stesso tempo, ciò non significa che la risposta a quell’amore sia del tutto indifferente, che anche perseverare nel peccato sia possibile. Al contrario, è un amore che spinge a un rapporto sempre più profondo, a una rinuncia sempre più decisa di ciò che allontana da lui.
Non è possibile nascondersi dietro a un rapporto fatto di calcolo, ma si tratta di entrare nella logica coinvolgente dell’intera esistenza.
Preghiamo
Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto
tu, o Dio, non disprezzi.
dal Salmo 50 (51)