Eb 10,37-39; Sal 88; Mt 1,18-25

Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. (Mt 1,22-23)

L’inattesa maternità di Maria sconvolge Giuseppe. L’angelo del Signore sostiene il suo disorientamento, rassicura Giuseppe ricordando la profezia di Isaia – «il Signore stesso vi darà un segno» (Is 7,14) – per aiutarlo a capire, per fare memoria del “segno” promesso. Questa parola letta e pregata dal popolo d’Israele, acquista un valore nuovo e illumina il presente. L’evento imprevedibile, inaspettato che Giuseppe vive, fa parte di una storia che trova nella Parola di Dio la spiegazione certa. Questo figlio che nascerà sarà «il Dio con noi». Se Gesù è il Dio con noi, ciò significa che Dio non deve essere più cercato, ma semplicemente accolto. Contemplando stupefatti e grati un Dio che si spinge a condividere la nostra umanità, dilatiamo il nostro cuore alla speranza e alla gioia dell’incontro. Nell’accoglienza di un Dio che si fa umile, fragile, indifeso siamo chiamati ad accogliere ogni persona che incontriamo sulla nostra strada, soprattutto chi non ha voce, non ha speranza, è solo.

Preghiamo

Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
si esalta nella tua giustizia.

Dal Salmo 88

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