Sabato della settimana della I Domenica dopo l'Epifania

Es 3, 7-12; Sal 91 (92); Gal 1, 13-18; Lc 16, 16-17

Il Signore disse a Mosè: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto».  (Es 3,7-8)

I fatti riguardanti l’esodo dall’Egitto e il cammino verso la terra promessa sono il momento fondatore per la storia di Israele, l’evento che determina la sua identità. La memoria dell’esodo, per questo, è fondamentale anche per i cristiani, in quanto riconosco lì l’inizio della promessa che giungerà fino alla compiuta rivelazione di Dio in Gesù.
Sostare su quelle parole consente di non fare dimenticare chi sia il Signore: quella storia inizia perché Dio, che già aveva parlato ad Abramo, ora dice di aver ascoltato il grido di dolore di un popolo oppresso. Quella storia inizia perché Dio vuole avvicinarsi alle donne e agli uomini, non per condannarli, non per chiedere loro impegno, ma per liberarli.
Così si fa conoscere Dio, di conseguenza consente a ogni donna e ogni uomo di riconoscere il proprio valore. Oggi è il giorno per analizzare la propria vita, considerando quale sia la liberazione che è offerta dal Signore.

Preghiamo

Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità. 

dal Salmo 91 (92)

 

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