I Domenica dopo la Dedicazione - il mandato missionario

At 8, 26-39; Sal 65 (66); 1Tm 2, 1-5; Mc 16, 14b-20

Rivolgendosi a Filippo, l’eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù. Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c’era dell’acqua e l’eunuco disse: «Ecco, qui c’è dell’acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?». Fece fermare il carro e scesero tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunuco, ed egli lo battezzò. Quando risalirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada.  (At 8, 34-39)

L’azione di Filippo è caratterizzata da due momenti repentini: innanzitutto egli sa cogliere l’attimo, comprende l’attesa del cuore dell’eunuco e gli annuncia Gesù fino a battezzarlo; inoltre, con uguale rapidità egli scompare, lasciando il suo compagno libero di proseguire la sua strada.
Questi due aspetti possono caratterizzare la cura di ogni cristiano per la fede degli altri: essere in grado di leggere in profondità nel cuore delle persone per cogliere il momento opportuno che favorisca il loro incontro con Gesù e avere quella finezza che, una volta compiuto il proprio compito, sa farsi di lato, per lasciare che ciascuno possa vivere un rapporto totalmente libero e personale con il Signore.

Preghiamo

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
A lui gridai con la mia bocca,
lo esaltai con la mia lingua.

Dal Salmo 65 (66)

 

 

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