Mercoledì della settimana della I Domenica dopo la Dedicazione
Ap 6, 1-11; Sal 149; Mt 19, 9-12
Quando l’Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l’altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano reso. E gridarono a gran voce: «Fino a quando, Sovrano, tu che sei santo e veritiero, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue contro gli abitanti della terra?». Allora venne data a ciascuno di loro una veste candida e fu detto loro di pazientare ancora un poco, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli, che dovevano essere uccisi come loro. (Ap 6,9-11)
La domanda posta all’agnello è drammatica: per quanto deve durare la sofferenza dei giusti? Per quanto tempo ancora coloro che soffrono a causa della testimonianza della fede dovranno vivere nella tribolazione?
«Ancora un poco» è la risposta del libro dell’Apocalisse. Quella durata, scritta da chi per primo conosceva la situazione di persecuzione della chiesa, è fonte di speranza, senza perdersi nelle facili semplificazioni. La speranza si fonda nella fede nel Signore, nella sicurezza che egli non abbandona nessuno dei suoi discepoli, quella speranza non cancella però la realtà della sofferenza, ma pone ciascuno di fronte alla responsabilità di una testimonianza che chiede di prendere posizione contro il male e di conseguenza comporta il rifiuto e varie forme di persecuzione.
Preghiamo
Il Signore ama il suo popolo,
incorona i poveri di vittoria.
Esultino i fedeli nella gloria,
facciano festa sui loro giacigli
Dal Salmo 149