Sabato della settimana della VIII Domenica dopo Pentecoste
Nm 14, 1-24; Sal 96 (97); Eb 3, 12-19; Mt 13, 54-58
Giosuè, figlio di Nun, e Caleb, figlio di Iefunnè, che erano stati tra gli esploratori della terra, si stracciarono le vesti e dissero a tutta la comunità degli Israeliti: «La terra che abbiamo attraversato per esplorarla è una terra molto, molto buona. Se il Signore ci sarà favorevole, ci introdurrà in quella terra e ce la darà: è una terra dove scorrono latte e miele. Soltanto, non vi ribellate al Signore e non abbiate paura del popolo della terra, perché ne faremo un boccone; la loro difesa li ha abbandonati, mentre il Signore è con noi. Non ne abbiate paura». Allora tutta la comunità parlò di lapidarli; ma la gloria del Signore apparve sulla tenda del convegno a tutti gli Israeliti. (Nm 14,6-10)
L’esperienza della paura e della mancanza del coraggio tocca il popolo di Israele. Nonostante i segni mirabili tramite i quali il Signore lo ha liberato, nonostante la schiavitù in Egitto riducesse la sua umanità, il popolo teme di dover entrare nella terra promessa, perché significa conquistarla fronteggiando popoli temibili. Addirittura, preferirebbe tornare indietro, scegliendo la mancanza di libertà piuttosto del rischio di mettere in gioco la propria vita. La paura non fa più udire la promessa del Signore e cancella la fiducia nei confronti di Mosè.
Così è nella vita di ciascuno, così è nell’esperienza della fede: la mediocrità, addirittura la privazione di alcuni aspetti fondamentali per l’esistenza, talvolta è ritenuta preferibile all’impegno e al rischio. A ciascuno il compito di vigilare per invertire la rotta e dirigersi verso la realizzazione delle promesse che sono racchiuse nell’esistenza, anche avendo il coraggio della fatica, dando ascolto a chi, come in questo caso Giosuè, attesta che le promesse del Signore sono reali e realizzabili.
Preghiamo
I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria.
dal Salmo 96 (97)