Solennità dell'Ascensione del Signore
At 1,6-13a; Sal 46 (47);Ef 4,7-13; Lc 24,36b-53
Così è scritto che il Cristo deve patire per risorgere dai morti il terzo giorno. (Lc 24,45-46)
L’ascensione di Gesù è uno stacco, o meglio un distacco, tra lui e i suoi discepoli. Rimangono la sua Parola autorevole che interpreta le Scritture, la vita quotidiana condivisa, la missione per il regno, la predicazione, i miracoli. Resta soprattutto l’evento dei giorni della sua Pasqua, il dono di sé per l’umanità, in quel segno incomprensibile di una morte comunemente inflitta a un falso ed eretico profeta, la crocifissione, che diviene invece rivelazione dell’amore di Dio. Per ben tre volte Luca ricorda l’evento della Pasqua come chiave interpretativa delle Scritture, e l’ascensione, per l’evangelista, avviene in quello stesso giorno: il risorto incontra le donne, i discepoli di Emmaus e infine si manifesta agli undici nel cenacolo, per poi portarli sul monte degli Ulivi e staccarsi da loro. Ora i discepoli, la prima comunità, devono ripartire da qui portando la testimonianza a tutti i popoli della terra, offrendo la forza del battesimo nello Spirito e nella liturgia, la predicazione del Vangelo, la gioia. Questa è l’indicazione che vale anche per noi: fondare il nostro essere credenti nella e sulla Pasqua di Cristo.
Preghiamo
Con la parola del tuo Vangelo
tu insegni alla tua Chiesa, o Dio,
a gustare le realtà sublimi ed eterne
cui oggi è asceso il Salvatore del mondo,
donaci di contemplare nell’intelligenza della fede
la gloria di Cristo risorto perché al suo ritorno
possiamo conseguire le ricchezze sperate.
(dalla liturgia)