Giovedì della settimana della VI Domenica dopo Pentecoste

Gs 5, 13 – 6, 5; Sal 17 (18); Lc 9, 18-22

 

Disse il Signore a Giosuè: «Vedi, consegno in mano tua Gerico e il suo re, pur essendo essi prodi guerrieri. Voi tutti idonei alla guerra, girerete intorno alla città, percorrendo una volta il perimetro della città. Farete così per sei giorni. Sette sacerdoti porteranno sette trombe di corno d’ariete davanti all’arca; il settimo giorno, poi, girerete intorno alla città per sette volte e i sacerdoti suoneranno le trombe. Quando si suonerà il corno d’ariete, appena voi sentirete il suono della tromba, tutto il popolo proromperà in un grande grido di guerra, allora le mura della città crolleranno e il popolo salirà, ciascuno diritto davanti a sé».  (Gs 6,1-5)

Perché si possa ottenere il possesso della terra promessa è ancora necessario espugnare Gerico. Quell’atto di guerra non avviene però tramite la forza militare, ma è descritto come un momento liturgico, la cui esecuzione è guidata dal Signore. Le azioni dei guerrieri sono descritte come se si trattasse di una processione, alla cui testa c’è l’arca dell’alleanza e il momento decisivo dell’entrata nella città corrisponde a un grido all’unisono da parte di tutti i guerrieri.
Ancora una volta ciò che il popolo compie avviene in alleanza con il Signore, non è motivato dalla volontà di possesso, ma è la realizzazione del pieno legame con lui. Inoltre, il legame con il Signore si attua quando tutto il popolo è concorde, quando quella pluralità si unisce come fosse una persona sola.
Questo è un aspetto che mette tutti in discussione: quanto si è in grado di affrontare le questioni poste dall’esistenza e lo stesso rapporto con il Signore in forma comunitaria

Preghiamo

Hai spianato la via ai miei passi,
i miei piedi non hanno vacillato.
Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.

dal Salmo 17 (18)

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