VI Domenica dopo Pentecoste

Es 3, 1-15; Sal 67 (68); 1Cor 2, 1-7; Mt 11, 27-30

Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l’Ittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo». (Es 3,7-8)

Nel suo primo incontro con Mosè, poche parole sono sufficienti al Signore per fare capire quali siano le sue qualità: Egli si rivela attento alla sofferenza del suo popolo e coinvolto profondamente in quell’esperienza. Il suo coinvolgimento arriva al punto da decidere per la liberazione, fino a promettere una terra nella quale vivere in libertà.
Condivisione della sofferenza, liberazione e promessa sono le caratteristiche del Signore che consentono all’umanità di confidare in lui, ancora oggi. Infatti, ogni giorno ciascuno riceve in dono la possibilità di trasformare la propria idea di Dio: non chi resta distante e chiede sacrifici, ma colui che per primo si fa vicino. Questo fatto determina la conversione più profonda, perché coinvolge in un rapporto che cambia la vita.

Preghiamo

Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore,
a colui che cavalca nei cieli, nei cieli eterni.
Ecco, fa sentire la sua voce, una voce potente!

Dal Salmo 67 (68)

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