IV Domenica dopo Pentecoste
Gen 18, 17-21; 19, 1. 12-13. 15. 23-29; Sal 32 (33); 1Cor 6, 9-12; Mt 22, 1-14
Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era fermato alla presenza del Signore; contemplò dall’alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace. Così, quando distrusse le città della valle, Dio si ricordò di Abramo e fece sfuggire Lot alla catastrofe, mentre distruggeva le città nelle quali Lot aveva abitato. (Gen 19,27-29)
Abramo può vedere la distruzione compiuta dal Signore. Proprio il fatto che egli sia spettatore di quell’azione significa che l’opera del Signore non ha come fine la distruzione, bensì la vita. Il Signore distrugge Sodoma in quanto egli vuole sradicare il peccato che caratterizzava quella città, perché desiderava che la promessa di vita e discendenza fatta ad Abramo si realizzasse pienamente, senza che vi fosse alcun legame con il peccato. Infatti, Lot, nipote di Abramo, anche se si è ormai separato da lui, sfugge alla catastrofe.
Il Signore si mostra tenace nel desiderare una vita pienamente buona per le sue creature, a tal punto da distruggere tutto ciò che vi si oppone. Ciascuno, ogni giorno, può lasciarsi coinvolgere da quel desiderio, anche quando si tratta di rinunciare senza indulgenza al male.
Preghiamo
Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni.
dal Salmo 32 (33)