Venerdì della III settimana di Pasqua

At 7,55-8,1a; Sal 30 (31); Gv 6,22-29

Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio». (At 7,55-56)

Santo Stefano muore come Gesù. È il primo martire, ovvero il primo testimone che arriva a donare la sua vita per il Vangelo, come ha fatto il figlio di Dio. È il suo dies natalis, il giorno della nascita al cielo, ed è anche soprattutto il dies paschalis, il giorno della sua pasqua personale, il passaggio da questo mondo al Padre, che affonda le sue radici nella Pasqua di Cristo. Il diacono Stefano ha saputo sintetizzare nella sua vita almeno due elementi essenziali per l’edificazione della Chiesa: diakonia e martyria, servizio e testimonianza, che sono inseparabili tra loro. Ogni ministero nella comunità cristiana, ordinato o laicale che sia, deve essere compreso ed esercitato nella dinamica pasquale del dono di sé, come espressione del sacrificio gradito a Dio, nel martirio quotidiano, per trasmettere una testimonianza veritiera. Proprio come ci ha detto Gesù nell’ultima cena (Mt 20,28) «venuto per servire e non per essere servito». Non si assume nella Chiesa un ministero per “sistemarsi” o essere serviti, ma per servire il Vangelo, essere inviati ad annunciarlo con la vita personale oltre che le parole.

Preghiamo

Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Esulterò e gioirò per la tua Grazia,
perché hai guardato la mia miseria.

(Sal 30)

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