Domenica che precede il martirio di S. Giovanni il Precursore
2Mac 7,1-2.20-41; Sal 16; 2Cor 4,7-14; Mt 10,28-42
“Fratelli, noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati”. (2Cor 4)
Davvero strana eredità abbiamo ricevuto da Gesù: la potenza della resurrezione e la forza divina nella nostra fragile natura mortale. Ed è proprio quella forza che sola può sostenere la vita oppressa ed umiliata, come lo stesso apostolo Paolo ebbe a sperimentare. Dio non ci ha tolto la fatica, la sofferenza, le umiliazioni che la vita porta con sè, ma le ha rese feconde e strumenti di salvezza nella resurrezione di Cristo.
La storia insegna che particolarmente chi cerca di vivere nella verità e nella fede è spesso colpito da discriminazioni e persecuzioni, però questo non annulla il significato di quanto Gesù è venuto ad annunciarci. Il Signore è sempre con i suoi discepoli. E’ pesente nel profeta, nel giusto, nel piccolo, in chi usa misericordia ed accoglienza. La più grande indicazione è di vivere con fiducia nella premurosa paternità di Dio che veglia su tutti.
Preghiamo col Salmo
Custodiscimi, Signore, come pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi.
Io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine.