Sabato, Settimana della VII Domenica dopo Pentecoste

Nm 5,11.14-28; Sal 95; 1Cor 6,12-20; Gv 8, 1-11

“Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei”. E chinatosi di nuovo scriveva per terra. Lo lasciarono solo e la donna là in mezzo. (Gv 8, 7b-9)

“Gesù di Nazareth passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” (At 10,38) , qui Gesù siede in atto di insegnare, la donna sta in piedi, tutt’intorno coloro che accusano lei, per avere motivo di accusare lui. E in questo cerchio di morte Gesù per due volte si china e si alza, come a mimare l’umiliazione e l’elevazione attraverso cui sta per riconciliare con Dio l’umanità peccatrice. Si china e scrive per terra, evocando la parola del profeta – “Coloro che si allontanano da me saranno scritti per terra” (Ger 17,13) – , e si rialza per ricondurre alla loro coscienza prima gli accusatori e poi la donna, offrendo a ciascuno la possibilità di convertirsi affinché “i loro nomi siano scritti nei cieli” (Lc 10,21).

 

Preghiamo col Salmo

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

 

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